di Salvo Barbagallo
Al di là dell’esultanza del Centrodestra per l’ultimo risultato elettorale, e al di là della bruciante sconfitta del Centrosinistra, il dato più significativo è quello che gli Italiani non hanno alcuna voglia di andare a votare.È un dato allarmante che, da una parte, i trionfalismi cercano di ignorare per non appannare l’evidente vittoria, e, dall’altra parte, non mettono in evidenza per non accentuare le pesanti responsabilità della politica della “rottamazione” portata avanti da Matteo Renzi e che, a conti fatti, ha determinato l’attuale sfascio (forse definitivo) di una Sinistra che (volutamente?) ha mal governato.
Il calo dell’affluenza alle urne non avviene da un momento all’altro, ma è stato progressivo, “coperto” dalle false enunciazioni di “conquiste” elettorali che mai ci sono state. Nell’ultima consultazione di “ballottaggio” su 4,3 milioni di aventi diritto oltre la metà (più di due milioni di persone!) ha deciso che non valeva la pena recarsi ai seggi: l’affluenza media si è fermata al 46, 2 per cento, cioè 12 punti in meno rispetto al primo turno la cui percentuale di votanti aveva raggiunto il 58 per cento. Già le indicazioni sull’affluenza dei votanti rilevate alle 19 di domenica scorsa (25 giugno) ha messo in luce l’indifferenza dei cittadini: a quell’ora, infatti, aveva votato appena il 31,40 per cento degli aventi diritto con un calo di oltre 9 punti percentuali rispetto al primo turno. Un segnale che, poi, sarebbe stato confermato dal risultato finale appunto con il “tetto” del 46, 3 per cento di votanti. Fra gli esempi più rilevanti, quello di Trapani dove si è tenuta una elezione del tutto particolare, con un solo candidato, quello del PD. Dopo l’esclusione del secondo che aveva guadagnato il ballottaggio le elezioni sarebbero state valide soltanto se si fosse recato alle urne il 50 per cento degli elettori ma già alle 19 il traguardo appariva irraggiungibile con un deprimente 16,69 di votanti, che hanno, a conclusione. raggiunto il 26,75. Trapani finisce “commissariata” e per il PD resta l’amarezza di non essere riusciti a convogliare alle urne gli stessi propri elettori.
Non è certo solo Trapani che dà il segno preciso della situazione: il calo ha coinvolto tutti i 22 capoluoghi chiamati alle urne, senza eccezioni. Nei tre capoluoghi di Regione l’affluenza è stata quasi analoga:
a Genova: 42,66%. Al primo turno era stata del 48,39;
a Parma: 45,18%. Al primo turno era stata del 53,65%;
a Verona: 42,39%. Al primo turno era stata del 58,81%;
a Padova: 57,03%. Al primo turno era stata del 60,77%;
a L’Aquila: 52,06%. Al primo turno era stata del 67,77%;
a Catanzaro: 47,05,%. Al primo turno era stata del 72,44%;
a Taranto: 32,87%. Al primo turno era stata del 58,51%
È sufficiente osservare queste percentuali per rendersi conto che vincitori e vinti da questa competizione hanno solo di che rammaricarsi, tenendo nel debito conto che si trattava di una elezione che riguardava l’assetto politico-amministrativo di singole città e non di regioni o dell’intero Paese. Coalizioni e partiti e leader, che dir si voglia, non sono stati in grado di convincere e coinvolgere i cittadini in programmi (o presunti programmi) che riguardavano la loro entità territoriale.
Fuori discussione, in ogni modo, il successo del Centrodestra che si porta avanti proprio nelle zone che in passato venivano considerate “rosse”, vere “roccaforti” di una Sinistra tradizionale della quale ormai è stata cancellata la storia. Matteo Renzi minimizza e non fa autocritica: un modo di porsi che rientra nella “sua” norma di comportamento. Non c’è da stupirsi. Forse è l’intero popolo Dem che dovrebbe fare autocritica: in fondo è questo popolo che ha rivoluto Renzi alla sua guida.